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Truffle In-Clusive – Intervista Ad Asia D’Arcangelo

Truffle In-Clusive – Intervista ad Asia D’Arcangelo

Abbiamo scelto Asia come brand ambassador per la forza e la tenacia dimostrata fin da bambina, quando ha dovuto lottare con tutta se stessa contro la malattia genetica con la quale convive tutt’ora; la fibrosi cistica. Lei è una guerriere che non si è mai arresa, e dalle sue sofferenze ha imparato il modo per non chiudersi al dolore ma a mostrare ciò che realmente sta vivendo con il suo sorriso… comunicandolo e condividendolo con i suoi affetti e le sue amicizie. È così che ci ha permesso di poter conoscere la bellezza, il tesoro e la profondità del suo animo. È così che si diventa più’ forti e unici. Troviamo che il tartufo abbia delle similitudini in questo senso, cresce nascosto nel bosco e si matura sotto terra, soffre prima di espandersi nei terreni sassosi ma poi quando viene trovato per il profumo che emana, viene raccolto ed è propio lì che sprigiona quei sentori meravigliosi. Il “Re della tavola” viene valorizzato da mani esperte per donare gioia e unicità in chi lo assaggia. Da recenti studi universitari sappiamo che il tartufo nero contiene l’anandamide, sostanza prodotta dalle nostre cellule cerebrali dello star bene. La possibilità di far testare i prodotti T&C è per noi la dimostrazione che tramite la cura e dedizione, è possibile far nascere l’unicità.

L’azienda T&C Tartufi ed Asia: vi siete conosciute grazie alla passione per il tartufo. L’amicizia e il legame che ne sono nati sono una bella storia. Ci puoi raccontare come è iniziata, e quanto apprezzi il tartufo?
I nostri destini si sono incrociati molto prima in realtà, addirittura prima che io nascessi, perché Andrea, il marito di Lidia Marchetti socia di T&C tartufi, è un caro amico d’infanzia di mia madre e mio zio, quindi possiamo dire che ci conosciamo da sempre seppur senza saperlo.
Però sì, ci siamo ufficialmente conosciute grazie al tartufo!
La mia passione per l’oro della terra nasce tardi. Da piccina non riuscivo ad apprezzarne l’odore e non avevo la minima intenzione di assaggiarlo con una tagliatella o con le uova.
Crescendo ho affinato i miei gusti, ho imparato ad assaggiare piatti nuovi ed ecco che si è presentato Mr tartufo. Mi sono fatta coraggio è ho voluto provare. Ho fatto bene! Ho scoperto di andarne pazza!
Notato questo apprezzamento, mia madre mi portò ad Acqualagna durante la Fiera Internazionale del tartufo. Ero ragazzina, avrò avuto 15-16 anni e cercavamo uno stand dove poter comprarne un pezzetto per una “tagliatellata” in due.
C’era l’imbarazzo della scelta, eppure mi colpì il viso dolce di un signore che si mise a spiegarmi tutta l’antica storia dei tartufi.
L’anno successivo tornai ad Acqualagna alla ricerca di quel signore che era stato così gentile e prezioso nel consigliarmi come assaporare il tartufo al meglio, lo stand era lo stesso… ed ecco che insieme a quel signore vedo Lidia con il suo bellissimo sorriso esclamare: “Ciao Franci! Ciao Asia!!”. Ero un po’ confusa, non riuscivo a collegare il volto alla storia che ci collegava, poi mia madre mi ha raccontato ed eccoci qui amiche!

T&C ha pensato a te come Brand Ambassador per il suo progetto annuale chiamato TRUFFLE IN-CLUSIVE.
Tu sarai la “guida” dell’azienda nell’universo della fragilità in quanto sei una donna intraprendente, preparata e crediamo nella tua empatia con questo progetto. Coinvolgeremo locali e ristoranti in cui lavorano persone fragili di diverse regioni italiane. Questi ragazzi trovano quindi nel valore del lavoro riconosciuto l’affrancamento da una condizione nuova, diversa dal solito.
La tua sensibilità ci aiuterà a capire, approfondire e confrontarci con una realtà a cui il più delle volte per varie ragioni si pensa di non coinvolgere, ignorando invece il potenziale inespresso che si va a perdere, tu sarai l’interprete delle peculiarità, soprattutto della volontà ferrea di evolversi e di cercare in tutti i modi di vivere una vita quanto più vicina alle proprie passioni.
La cucina, il ballo, la musica, il canto, la scrittura, la tua laurea in lettere ed i tuoi studi in comunicazione sono tutte attività accomunate dalla creatività, puoi raccontarci come “la creatività” ti aiuta a superare le criticità della vita?
Sono sempre stata convinta che l’essere umano ha una grandissima capacità di adattarsi alle situazioni che la vita gli pone davanti e soprattutto di re-inventarsi dopo le difficoltà che cambiano radicalmente il proprio quotidiano. È una qualità che abbiamo da sempre, ma a volte ce ne dimentichiamo. Ho sempre amato cantare. Fin da piccola la mia voce era il mezzo di comunicazione più potente che avevo per esprimere tutte le mie emozioni, i miei stati d’animo e anche le mie paure.
Quando cantavo tutto ciò che avevo intorno diventava sospeso e fluttuava intorno a me. Ovviamente era una sensazione di benessere in confronto a tutte le fatiche che la vita mi ha sempre posto davanti.
Per farla breve: la mia voce era il mio rifugio più sicuro.
A causa di interventi davvero grandi e rischiosi, la mia corda vocale sinistra si è paralizzata e ho perso l’udito. Non sentivo più la terra sotto i piedi. Ero io quella che aveva cominciato a fluttuare nel vuoto dell’incertezza e dello smarrimento. Non avevo più la mia voce e non potevo più comunicare come prima.
Le soluzioni erano due: abbattersi, crogiolarsi nella depressione e lasciarsi compatire da chi mi circondava; o -quella più dura- re-inventarsi.
Ho scelto la seconda. Dopo tutta la strada che avevo percorso per rimanere ancora ancorata su questa Terra e dopo aver sconfitto l’impossibile con tutte le mie forze, arrendermi non era un’opzione disponibile.
Ho deciso che avrei cominciato a scrivere di tutto: le mie emozioni, le mie paure, il mio nuovo quotidiano… e ce l’ho fatta. Sono riuscita ad alzarmi in piedi per l’ennesima volta e a conquistare giorno dopo giorno con le mie parole.

Condividere è una parola meravigliosa e difficile. Mostrare le proprie difficoltà e sofferenze agli altri è un modo per amare gli altri. La platea che ti ascolta, avverte il tuo coraggio e prende forza ed esempio da te. Noi oggi parleremo di giovani e più o meno giovani imprenditori che hanno avuto il coraggio e la sensibilità proprio come te con le tue innumerevoli passioni di realizzare un loro sogno; lavorare nel food con persone che hanno delle fragilità ma che sono nuovamente tornate a sorridere con un lavoro che gli appaga e li rende felici.
Ti piace l’ idea di condividere tramite il progetto di T&C Tartufi Truffle in-clusive un po’ della tua storia, e che ne pensi di questo progetto?
Raccontarsi non è facile, lo dico sempre, ma penso anche sia fondamentale per sconfiggere i propri mostri e per essere, in minima parte, di aiuto al prossimo. Sono convinta che ognuno di noi ha qualcosa da raccontare, una storia che in qualche modo può far del bene a qualcuno, anche ad uno sconosciuto.
Quando Lidia mi ha parlato del progetto ho subito pensato fosse un’idea geniale. Più che inclusività si dovrebbe sottolineare l’unicità di ogni persona su questo pianeta. E quale miglior connubio di unicità tra chi ne ha passate di tutti i colori in prima persona e un alimento che è unico nel suo genere?
Non sono esperta in cucina, ma credo che l’arte culinaria sia un mix di creatività, passione e magia. Adoro mettermi ai fornelli, ma preferisco guardare chi padroneggia l’arte del cibo e poi…mangiare queste creazioni preziose. Massimo, il mio compagno adora cucinare e sperimentare ricette nuove, ama mettersi in gioco davanti ai fuochi dei sapori e insieme amiamo andare in posti ricercati per gustarci diversi capolavori stellati.
Quindi sì, approvo e sono onorata di poter fare parte di un progetto così giovane, inclusivo e diverso.

Sei da sempre una “forza della natura” collabori da pubblicista con testate nazionali come il Resto del Carlino, sei laureata e continui a studiare. La tua vita professionale e la passione per le arti ti hanno aiutato nel comprendere ancora di più la sensibilità altrui?
Cosa è stato più difficile invece in questo percorso di successi professionali?
La vita è un gioco universale senza nessuna istruzione per l’uso, e questa cosa manda in crisi un po’ tutti.
Le mie esperienze, la malattia genetica – Fibrosi Cistica -, i trapianti, i miei percorsi di vita in generale, mi hanno cambiata tanto. In ospedale ne ho viste di cotte e di crude e ho perso molti amici coetanei e più piccoli.
Ho dovuto fare i conti con la morte e la possibilità di morire fin da quando ero bambina. Non è stato facile.
Ho sviluppato una sensibilità nei confronti degli altri quando ancora non avevo i giusti mezzi per comprendere tante ingiustizie e per assimilarle psicologicamente. Mi chiedevo spesso perché, nonostante i problemi fossero gli stessi, io sopravvivevo all’oblio e loro non ce la facevano. Non c’erano ragioni, nessuno mi dava risposte, e io diventavo sempre più fragile, ma allo stesso tempo più forte.
La sofferenza, i dolori fisici e i pianti infiniti mi hanno forgiata, mi hanno dato la capacità di capire fin da piccola la differenza tra il bene e il male e mi hanno aiutata ad essere ogni giorno più sensibile nei confronti di tutto ciò che mi circonda.
Ovviamente ho dei momenti down e di rabbia anche io, ma riesco a disinnescare la bomba della depressione con il pensiero positivo. Se sono ancora qui nonostante tutto un motivo c’è, devo solo capire quale.
Ognuno di noi vive la propria vita in maniera diversa e ognuno di noi ha il diritto di essere accettato, aiutato, compreso a modo suo, con i giusti tempi e tanta pazienza.
La vita mi ha insegnato che è tutto soggettivo, non esiste un’oggettività universale in grado di giudicare il prossimo. Chi siamo noi per giudicare?
Abbiamo il compito di aiutare, o almeno provare ad aiutare, chi si trova in momenti di difficoltà standogli vicino e se serve restando in silenzio.
La difficoltà più grande la vivo quando non riesco a controllare il mio corpo. Ho sempre avuto una percezione di me stessa molto alta, e sono sempre riuscita a controllare mentalmente il mio dolore fisico, non chiedetemi come sia possibile, ma è stata una capacità che ho sviluppato da bambina.
Quando tutto questo diventa ingestibile, vado via di testa e mi sfiora la volontà di lasciarmi andare… poi però riesco sempre a trovare qualcosa per lottare e tornare ad avere il controllo su me stessa. Finché trovo la motivazione per farlo, mi ritengo infinitamente fortunata e ringrazio quotidianamente la vita per questo; perché nonostante tutto, la vita è meravigliosa!!!

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